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Il Virus del Potere

Il Virus del Potere
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Dall’Asia, all’Europa alle Americhe il COVID 19, il coronavirus che potrebbe uccidere centinaia di migliaia o forse milioni di persone nel pianeta, si sta dimostrando un boccone troppo ghiotto per regimi autoritari, pseudodemocratici, ma anche per quelli tradizionalmente liberali. Per molti leader è una grande occasione per consolidare il potere e silenziare gli oppositori.

In Europa capi di stato o di governo di almeno tre Paesi stanno usando l’attuale pandemia per accrescere il loro potere. L’Ungheria ha di fatto rinunciato alla democrazia dopo il voto del parlamento, controllato per due terzi dal partito di governo, che ha conferito pieni poteri al primo ministro Viktor Orban a tempo indefinito. Nell’ultimo decennio il premier ha rafforzato il suo potere attraverso leggi contrarie ai principi dell’Unione Europea di cui l’Ungheria fa parte. E ora usa la paura del coronavirus per dare un colpo decisivo ai residui di democrazia. “La dittatura di Orban comincia oggi”, ha detto un membro dell’opposizione dopo il voto in parlamento. Orban sarà il solo ad avere il poter di por fine all’emergenza. Sospese leggi esistenti, elezioni e referendum. Coprifuoco militare e pene fino a cinque anni di detenzione a chi si opporrà al tentativo di contenere il virus o per chi diffonde notizie false. Oppositori e stampa sono di fatto silenziati.

Al richiamo della Commissione Europea al rispetto dei principi dell’Unione, ha fatto seguito una dichiarazione congiunta di tredici Paesi dell’Unione Europea, compresa l’Italia, che chiede all’Ungheria il rispetto delle libertà fondamentali. L’Ungheria potrebbe essere espulsa dal Partito Popolare Europeo, la formazione conservatrice del parlamento europeo, ma non sarà facile per l’Unione Europea distogliere l’attenzione dalla pandemia per riversarla in questo momento sul problema ungherese.

Da tempo anche la Polonia è nel mirino delle istituzioni europee e degli osservatori sui diritti umani per le recenti legge per limitare il potere giudiziario. E ora sta utilizzando l’epidemia per vantaggi politici. Il partito di governo Diritto e Giustizia (PiS) ha confermato le elezioni presidenziali per il 10 maggio. Il presidente uscente Andrzej Duda, vicino al partito di governo, secondo i sondaggi dovrebbe ottenere oltre il 50 per cento dei voti evitando il ballottaggio. Il partito di destra PiS ha vinto le elezioni lo scorso anno ma non controlla il senato. La riconferma di Duda alla presidenza consentirebbe al governo di evitare lo stallo in parlamento. L’opposizione è favorevole a un rinvio del voto, mentre i partiti hanno di fatto cancellato la campagna elettorale. Centinaia di personalità del mondo sanitario hanno chiesto il rinvio a causa dei rischi alla salute che il voto rappresenterebbe. Per non rinviare le elezioni il partito di governo, favorito dai sondaggi, ha deciso di non dichiarare lo stato di emergenza o di calamità naturale che lo avrebbe costretto a posporre le elezioni.

La Francia il 15 marzo scorso ha fatto svolgere elezioni locali, così come la Germania in Baviera, raccogliendo forti critiche perché così facendo ha fatto crescere i contagi. Ma ha poi rinviato il secondo turno elettorale.

Il Regno Unito è una delle più solide democrazie del mondo. Eppure, anche il governo di Londra ha approvato rapidamente in parlamento una legge che consente isolamento e detenzione a tempo indeterminato e il divieto di manifestazioni. Di fatto senza controlli. Un brusco cambio di rotta dopo che il primo ministro Boris Johnson per settimane aveva mantenuto una linea molto permissiva sul comportamento dei britannici nella vita quotidiana di fronte alla pandemia. Il governo ha ora definito le nuove leggi “temporanee e proporzionate alla minaccia.” Molti parlamentari lamentano però di non aver potuto esaminare adeguatamente il dettaglio di misure redatte in un testo di oltre trecento pagine.

Il Presidente delle Filippine ha autorizzato esercito e polizia a sparare in difesa delle misure anti-coronavirus

Nelle Filippine il presidente Rodrigo Duterte ha ammonito che per fermare il coronavirus la polizia e l’esercito potranno sparare e uccidere “chiunque crei problemi” nella maggiore isola del Paese, Luzon, dove vivono quasi sessanta milioni di persone. La decisione è giunta dopo che un gruppo di persone di una baraccopoli alle porte di Manila era sceso per le strade a protestare per la mancata distribuzione di prodotti alimentari. “Non abbiamo lavoro, non abbiamo da mangiare, cosa dobbiamo fare”, dicevano alcuni manifestanti mentre venivano arrestati. Il Congresso la settimana scorsa ha approvato una legge che concede poteri di emergenza al presidente, già noto per le sue campagne contro la droga che hanno autorizzato di fatto la polizia a vere e proprie esecuzioni extragiudiziali. Negli ultimi tre anni migliaia di persone nelle Filippine sono state uccise dalle forze dell’ordine dopo un’ondata di violenze autorizzate dallo stato.

In Thailandia il re Mala Vajiralongkorn, conosciuto come Rama X, si è isolato in una villa in Baviera, circondato, secondo notizie giornalistiche, da decine di donne, mentre nel suo Paese è in corso la battaglia contro il coronavirus. Criticare il re può costare quindici anni di detenzione, ma qualcuno sui social media si è fatto questa domanda: ‘ma abbiamo davvero bisogno del re?’ Qualche giornalista ha riportato la notizia mentre il primo ministro decideva di imporre il coprifuoco e la censura alla stampa.

Corea del Sud e Singapore hanno introdotto un sistema di sorveglianza della popolazione che solo poche settimane sarebbe stato considerato liberticida e avrebbe suscitato grandi proteste da parte di oppositori e difensori delle libertà civili.

Non è solo la libertà personale e di movimento ad essere limitata. Nuove leggi consentono a vari governi non solo la detenzione a tempo indeterminato ma anche di silenziare l’opposizione e addirittura vantaggi personali. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato la chiusura dei tribunali, riuscendo così a rinviare la prima udienza, prevista il mese scorso, del processo in cui è accusato tra l’altro di corruzione. L’udienza è ora prevista per il 24 maggio ma solo se Netanyahu farà riaprire i tribunali. Il primo ministro israeliano ha anche autorizzato i servizi segreti ad utilizzare i dati utilizzati per operazioni anti-terrorismo per controllare i movimenti di potenziali persone infette dal virus ed eventualmente incarcerarle per sei mesi.

Come in Israele, il COVID 19 è venuto in soccorso di alcuni Paesi dell’America Latina o è stato usato ad arte per vantaggi politici da parte di coloro al potere. In Cile le strade sono ora pattugliate dall’esercito e sono di fatto finite le proteste antigovernative che avevano sconvolto il Paese negli ultimi mesi. Le elezioni in Bolivia lo scorso anno furono fortemente contestate e costrinsero il Presidente Evo Morales a dimettersi. Nuove elezioni previste per il mese prossimo sono ora state rinviate.

E il coronavirus ha dato una mano anche al primo ministro indiano. Narendra Modi stava affrontando il momento più difficile dei suoi sei anni di governo. Una legge che ha fatto approvare al parlamento concede la cittadinanza agli immigrati dai Paesi limitrofi di religioni diverse dall’induismo, ma non ai musulmani. Milioni di persone scese in piazza denunciando la fine dell’India come stato laico. In un solo giorno a Delhi almeno cinquanta persone sono morte in seguito a scontri con la polizia. L’arrivo di COVID 19 e l’obbligo di quarantena ha avuto il sopravvento e Modi, per ora, può respirare a pieni polmoni.

Negli Stati Uniti le misure che si stanno introducendo fanno tornare il pensiero all’11 settembre. Dopo aver sminuito il pericolo sociale e sanitario del coronavirus, come Johnson nel Regno Unito anche il Presidente Donald Trump ha cambiato rotta. Il Dipartimento alla Giustizia ha chiesto al Congresso di approvare nuove misure che consentirebbero la detenzione a tempo indeterminato senza processo e la rimozione della protezione legale a favore dei richiedenti asilo. La riluttanza del Congresso ad esaminare ed approvare le proposte ha spinto il governo a sottomettere ora delle proposte meno liberticide.

In Brasile continua invece la sfida solitaria del Presidente Jair Bolsonaro al coronavirus. I brasiliani sono ben equipaggiati alla pandemia, ha detto. Anche se li butti nelle fognature “non si prendono niente.” E dopo aver passeggiato in un affollato centro commerciale della capitale Brasilia ha incoraggiato gli anziani a restare in casa e tutti gli altri ad andare al lavoro. Gran parte del Paese non è d’accordo con il suo presidente. Twitter, Instagram e Facebook hanno cancellato i messaggi di Bolsonaro in cui aveva messo in dubbio l’efficacia dell’isolamento sociale, considerandoli una violazione delle linee guida che non consentono affermazioni pericolose per la salute pubblica. Per il presidente brasiliano Bolsonaro basta prendere delle pillole contro la malaria per vincere il virus. “Dio è brasiliano”, ha gridato ai suoi sostenitori, “la cura è giusta.”

02.04.2020

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