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Troppo facile

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Non appena si era sparsa la notizia il 23 maggio 2021 che il volo Ryanair FR 4978 partito da Atene e diretto a Vilnius, Lituania, era stato intercettato da un aereo militare bielorusso e costretto ad atterrare a Minsk, per presunto allarme bomba, si era subito capito che c’era qualcosa di strano. L’aereo era molto vicino allo spazio aereo lituano. Vilnius era ben più vicino della capitale bielorussa. Sarebbe stato perciò più logico chiedere ai piloti di arrivare al più presto all’aeroporto più vicino. Una volta atterrato a Minsk la presunta minaccia terroristica è risultata infondata e non c’è voluto molto per capire il vero motivo del dirottamento. A bordo dell’aereo c’era uno dei più noti dissidenti del regime del presidente Aleksandr Lukashenko. Roman Protasevic, 26 anni, cofondatore ed ex direttore del canale internet Nexta stava tornando in Lituania, dove vive in esilio, insieme alla sua compagna Sofia Sapega. 

Stavano rientrando a Vilnius, dove avevano trovato rifugio per evitare la detenzione come accaduto a 35mila altri concittadini della Bielorussia, ‘colpevoli’ di aver manifestato contro il regime lo scorso anno dopo le elezioni che hanno confermato Lukashenko presidente e ritenute dall’Unione Europea fraudolente. Alcuni dissidenti sono riusciti a rifugiarsi all’estero, altri quattrocento sono stati arrestati e molti torturati. Appena atterrati a Minsk, Protasevich e Sapega sono stati arrestati. Se condannati per terrorismo rischiano la pena di morte. “Atto scioccante”, ha detto il segretario di stato americano Antony Blinken. Per il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki si è trattato di “terrorismo di stato senza precedenti”, per la NATO un atto “serio e pericoloso”. Per il presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen “il comportamento terribile e illegale del regime bielorusso avrà conseguenze”. in tempo reale tra i Paesi occidentali è partita una corsa alla condanna di quanto avvenuto e alla richiesta immediata di liberazione dei due giovani. Ed è scattata anche immediata la ricerca delle sanzioni più appropriate contro la Bielorussia, il suo presidente e i suoi oligarchi.

Aleksandr Lukashenko
Aleksandr Lukashenko presidente Bielorussia dal 1994

E’ facile prendersela con Aleksandr Lukashenko, padre padrone della Bielorussia negli ultimi 27 anni. Ovviamente è un crimine dirottare un aereo, e le autorità competenti a livello internazionale dovrebbero sanzionare un tale comportamento ma è troppo facile prendersela con Lukashenko e la Bielorussia. Ma quanto contano nella geopolitica mondiale la Bielorussia e il suo presidente? Sono sotto la protezione del grande fratello russo ma Mosca continua a rimanere isolata e il prestigio e la potenza di un tempo sono alquanto sbiaditi. Facile quindi prendersela con la Bielorussia. Ma simili immediate prese di posizione non si sono mai alzate per delitti più gravi commessi da altri regimi. Ne citiamo due, Cina ed Arabia Saudita. Qualcuno ha minacciato ritorsioni o sanzioni contro la Cina e il suo presidente Xi Jinping dopo la scoperta di campi di detenzione nella regione del Xinjang, dove giacciono da uno a tre milioni di uiguri? E non si tratta neppure di dissidenti, ma semplicemente di fedeli di una religione che al regime cinese non piace. Nessun Paese ha invocato sanzioni contro la Cina per la repressione contro i dissidenti a Hong Kong, nonostante il trattato del 1997 con il Regno Unito impegni la Cina a garantire libertà di espressione nell’ex colonia britannica per 50 anni. Qualcuno ha minacciato ritorsioni o sanzioni contro l’erede al trono saudita, di fatto il numero uno nel Paese, Mohammed Bin Salman, che un rapporto dei servizi segreti americani ha definito il mandante dell’omicidio due anni fa di Jamal Khashoggi? Non era neppure un dissidente saudita. Khashoggi aveva solo criticato nei suoi articoli alcune scelte del regime saudita e del suo futuro re. Ma è bastato per ucciderlo, smembrarne il cadavere e farne sparire le tracce all’interno del consolato saudita a Istanbul. Sanzioni sono state imposte contro persone vicine al futuro re, ma nulla contro il ‘mandante’ dell’omicidio, considerato a tutt’oggi anche dal presidente Joe Biden amico degli Stati Uniti, che non hanno mai cancellato formalmente il contratto firmato dall’ex presidente Donald Trump per una fornitura di armamenti all’Arabia Saudita del valore di 109 miliardi di dollari. Durante una sua recente visita in Arabia Saudita, l’ex primo ministro Matteo Renzi ha addirittura lodato Mohammed bin Salman perché a suo dire sta creando un clima di Rinascimento in Arabia Saudita. 

Cina e Arabia Saudita sono gli esempi più lampanti che gli affari sono affari. Prese di posizione, minacce, sanzioni, accompagnati dalla voce forte, magari assordante, vanno bene invece contro la Bielorussia. D’altra parte c’è solo un Paese che la protegge, la vicina Russia, ma anche la Russia non se la passa poi così bene e le democrazie dell’Occidente possono anche farne a meno, se necessario. Ma come facciamo a vivere comodamente senza la Cina che produce per noi e che compra da noi? Come facciamo ad andare a lavorare o in vacanza o scaldarci d’inverno senza il petrolio e il gas dell’Arabia Saudita e dei suoi amici? Ma adesso facciamo vedere chi siamo perché i principi e i diritti umani sono inviolabili. I delitti vanno puniti, subito e con forza. Senza se e senza ma. E allora non andiamo in Bielorussia, chiudiamo la porta ai milioni di cittadini della Bielorussia che cercano di venire da noi e non importiamo più le loro merci anche se ci peserà chissà quanto.  

25 maggio 2021

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