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Crimini impuniti

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Il Presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto per ritirare la Russia dalla Corte Penale Internazionale (International Criminal Court). Il decreto è stato pubblicato sul sito del Cremlino all’indomani dell’approvazione da parte del Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite di una risoluzione che condanna la ‘temporanea occupazione della Crimea’ da parte della Russia. La decisione, ha detto Dmitry Perskov, portavoce di Putin, è stata presa per salvaguardare l’interesse nazionale. La Russia ha firmato il trattato di Roma che sancì la creazione della Corte ma non lo ha mai ratificato.

La Corte Penale Internazionale, da non confondere con il Tribunale Penale Internazionale, venne istituita a Roma nel 1998. Il trattato è entrato in vigore quattro anni dopo con la ratifica di sessanta Paesi. Ha sede nei Paesi Bassi. La sua competenza è limitata a perseguire crimini contro l’umanità, crimini di guerra e genocidio commessi da singoli individui e non da uno Stato. Può intervenire solo se gli Stati non vogliono o non possono agire per punire crimini internazionali. I paesi che aderiscono allo Statuto di Roma sono attualmente centoventiquattro. Altri trentadue hanno firmato ma non ratificato il trattato. Fra questi, Stati Uniti, Cina, Israele e Sudan,  hanno dichiarato di non voler aderirvi o di non voler ratificarlo. Tre Paesi africani, Burundi, Sudafrica e Gambia, hanno deciso il mese scorso di recedere dal trattato, accusando la Corte di perseguire obbiettivi occidentali contro i Paesi africani. Il Burundi è accusato da organizzazioni per i diritti di crimini contro l’umanità, comprese esecuzioni sommarie.

Il primo imputato della Corte Penale Internazionale è stato il congolese Thomas Lubanga, della Repubblica Democratica del Congo, leader di un gruppo ribelle filo-ugandese. Sotto il suo comando i ribelli sono stati accusati di massacri etnici, uccisioni, torture e arruolamento forzato di bambini soldato. Lubanga stato condannato nel 2012 in via definitiva a quattordici anni di reclusione. I processi in corso riguardano presunti crimini commessi nella Repubblica Democratica del Congo, nella Repubblica Centro Africana, in Uganda e nel Darfur, Sudan. La Corte sta indagando anche su presunti crimini commessi in Kenya ed ha emesso un mandato di cattura nei confronti del Presidente del Sudan Omar al-Bashir.

17.11.2016

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