Diritti Negati
Era il 10 dicembre 1948. Quel giorno l’Assemblea Generale dell’ONU adottò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, un preambolo e trenta articoli. Due anni dopo approvò la risoluzione 423 (V) che invita tutti gli Stati e le organizzazioni interessate ad osservare il 10 dicembre di ogni anno la Giornata dei Diritti Umani.
Il Preambolo alla Dichiarazione recita così: “Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo; Considerato che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità, e che l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo; Considerato che è indispensabile che i diritti umani siano protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l’uomo sia costretto a ricorrere, come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l’oppressione; Considerato che è indispensabile promuovere lo sviluppo di rapporti amichevoli tra le Nazioni; Considerato che i popoli delle Nazioni Unite hanno riaffermato nello Statuto la loro fede nei diritti umani fondamentali, nella dignità e nel valore della persona umana, nell’uguaglianza dei diritti dell’uomo e della donna, ed hanno deciso di promuovere il progresso sociale e un miglior tenore di vita in una maggiore libertà; Considerato che gli Stati membri si sono impegnati a perseguire, in cooperazione con le Nazioni Unite, il rispetto e l’osservanza universale dei diritti umani e delle libertà fondamentali; Considerato che una concezione comune di questi diritti e di questa libertà è della massima importanza per la piena realizzazione di questi impegni; L’ASSEMBLEA GENERALE proclama la presente dichiarazione universale dei diritti umani come ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo ed ogni organo della società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l’insegnamento e l’educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale, l’universale ed effettivo riconoscimento e rispetto tanto fra i popoli degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione.”
Dall’Afghanistan allo Zimbabwe, sono innumerevoli i Paesi che ritengono i diritti umani un fastidio di cui è necessario liberarsi. Rivoluzioni e primavere sono ormai dimenticate. L’articolo 5 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani recita: “Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizione crudeli, inumani o degradanti.” In Egitto torture e sparizioni forzate sono atti quotidiani sempre impuniti. Ma l’Egitto rappresenta solo la punta dell’iceberg.
Articolo 19: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.” Oltre ai soliti Paesi come Cina, Iran e Russia vi sono decine di altri Paesi che non accettano alcuna forma di dissenso. In coincidenza con la Giornata mondiale dei diritti umani Reporteres Sans Frontières (Giornalisti Senza Frontiere), organizzazione internazionale per la libertà di stampa, ha pubblicato un rapporto in cui denuncia la detenzione di 348 giornalisti in tutto il mondo, mai così tanti in trent’anni. Oltre cento solo in Turchia che ha deciso di fare piazza pulita contro chi non la pensa come il regime. Detenuti in assenza di capi di imputazione o accuse o detenuti per ‘insulti al presidente’. Una sorta di caccia alle streghe davanti alla quale l’intera Unione Europea si gira dall’altra parte per paura di veder saltare l’accordo sui migranti con la Turchia, che a sua volta aspira a entrare nell’Unione Europea. Il prossimo aprile un sì al referendum costituzionale sancirà la nascita di una repubblica presidenziale turca in cui saranno erosi alcuni dei diritti fondamentali e la repubblica laica voluta da Kemal Ataturk, fondatore della Turchia moderna dalle ceneri dell’Impero Ottomano, tornerà ad essere di fatto un sultanato. Non sarà un sultano a guidare il Paese ma il Presidente Erdogan, che potrà regnare indisturbato fino al 2029.
Articolo 1: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.” L’indifferenza verso i diritti umani avvolge l’intera Europa e fa riportare il continente decine di anni indietro. Molti Paesi dell’ex Europa dell’Est, dopo aver celebrato la democrazia ora incensano il nazionalismo e talvolta l’estremismo.
Articolo 11 comma 1: “Ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la sua difesa.” L’Europa dagli antichi valori di uguaglianza e solidarietà erige barriere, muri, fili spinati e spesso respinge i migranti senza alcun procedimento legale.
Articolo 13 comma 2. “Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.” Articolo 14 comma 1. “Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni”. Donald Trump ha promesso durante la sua campagna elettorale di costruire un muro lungo il confine con il Messico. La sua vittoria elettorale darà presumibilmente ulteriore spinta a politiche di respingimento indiscriminate. Nelle imminenti elezioni in Francia e Paesi Bassi potrebbero risultare vincitrici le forze più nazionaliste e xenofobe.
Articolo 18: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti.” Articolo 20 comma 1: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica.” I cristiani in epoca romana si riunivano a pregavano segretamente. In Italia vivono oggi un milione e mezzo di abitanti di fede musulmana. Possono pregare in sole quattro moschee ufficiali, complete di minareto. La costruzione di nuovi luoghi di culto islamico è fortemente osteggiata o bloccata da artifizi burocratici. Così i musulmani pregano dove possono, in luoghi semiclandestini come garage, negozi, ex capannoni, sottoscala o cantine. Centinaia in tutta Italia, adibite a sale di preghiera e chiamate moschee.
La stampa, un tempo cane da guardia sul funzionamento dei principi democratici sanciti in tutte le costituzioni europee e in gran parte del resto del mondo, è in notevole difficoltà, sotto i colpi del crescente regionalismo e nazionalismo. “L’ascesa di leader populisti in Europa e negli Stati Uniti”, scrive Human Rights Watch, “rappresenta una minaccia pericolosa alla protezione dei diritti fondamentali e incoraggia l’abuso da parte di regimi dispotici in tutto il mondo. L’elezione di Donald Trump come presidente americano dopo una campagna che ha fomentato odio e intolleranza, e la crescente influenza di partiti politici europei che rifiutano i diritti universali, hanno messo a rischio il sistema postbellico dei diritti umani. Trump e altri politici in Europa cercano il potere lanciando appelli al razzismo, alla xenofobia, misoginia, nativismo. Ritengono che la gente accetti le violazioni dei diritti umani perché necessarie alla salvaguardia di posti di lavoro, per impedire cambiamenti culturali o prevenire attacchi terroristici. In realtà, il disprezzo per i diritti umani offre la via più sicura verso la tirannia.”
10.12.2016
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